My home is not my castle

Francesco Buzzi

Salendo da Lugano in pochi minuti si arriva in alto, sulla montagna a Sonvico (lat. summus vicus), paese della Valcolla che gode di una vista spettacolare sul lago Ceresio. La topografia, le preesistenze rurali e il verde attirano quassù sempre un maggior numero di persone che lavorano in città. Da valli discoste la Capriasca e la Valcolla oggi sono diventate progressivamente quartieri periferici della Grande Lugano. Percorrendo stradine dal disegno casuale, punteggiate da case banali “incollate” al terreno si giunge, dopo un’ultima curva, ad un pendìo terrazzato, quasi nascosto sotto la strada, una radura attorniata da una fitta corona di alberi che confina con un precipizio sul fiume,. 
Non c’è vista verso il lago, ma si è immersi in un bosco dall’aria sorprendetemente selvatica. Si percepisce subito un’atmosfera sospesa, un luogo “altro” che fa dimenticare la babilonia caotica appena percorsa. Nessuna barriera recinta il terreno, lo sguardo procede indisturbato attraverso la proprietà, come fossimo ancora nello spazio indiviso della campagna. Non c’è recinto nè siepe. Ma le sorprese non finiscono qui.
Scendendo sul pendio verso l’ingresso alla casa, ci accoglie un generoso ma proporzionato portico classico, finemente stilizzato, che ospita l’auto del proprietario. Il terreno terrazzato non è contenuto da muri di sostegno, ma continua sotto la casa mentre lateralmente una rampa verde conduce al giardino sottostante con i suoi spazi paralleli alla topografia. Il volume orizzontale della casa non si inserisce nella terra, ma si proietta in avanti perpendicolarmente al terreno verso valle e si appoggia solo brevemente sul piazzale per staccarsi subito dal terreno: una forma privata che si libera dal suolo pubblico con un unico piano sospeso e direzionato, per poi appoggiarsi a valle su due grandi pilastri che al loro interno ospitano funzioni tecniche e secondarie, quasi fossero torrioni di un castello.
Questo gesto semplice ed astratto evidenzia con eleganza ed efficacia la forma del terreno e trasforma il vuoto sottostante alla casa, uno spazio normalmente invisibile, negletto in uno spazio abitabile all’aperto. Si scopre allora che l’architetto non ha immaginato una casa ad un piano unico, ma a due: uno delimitato, l‘altro aperto, entrambi collegati da un patio attraversato da una scala esterna. Seguendo una logica strutturale ci si attenderebbe una struttura a ponte, mentre Pedrozzi opta per una soletta precompressa, un vassoio sul quale appoggiare la sua struttura , una maglia strutturale uniforme di 5 x 5 m che determina l’organizzazione spaziale. Anche la scelta di racchiudere lo spazio abitabile in un quadrato - archetipo e tipologia di grande tradizione storica – sembra in apparente contraddizione con il volume rettangolare e quindi direzionato, mentre ne sottolinea invece il carattere introverso, domestico e autoreferenziale.

La casa di Sonvico è una piattaforma da cui ammirare un paesaggio da cartolina: ma non sono le montagne e il lago. Se infatti ogni spazio si rivolge in prevalenza verso il patio – quando le porte si aprono, lo spazio è indiviso e le porte spariscono elegantemente contro le parteti perimetrali – ogni spazio gode nel contempo di una vista propria attraverso finestre quadrate sulla tappezzeria delle pareti boscose a confine della radura. Lo spazio unico,sebbene suddiviso al suo interno evidenzia la struttura di pilastri filiformi posti all’esterno della costruzione. Le finiture, gli infissi, l’isolazione si infilano, umili come vassalli, all’ interno di quella struttura regina che ancora appare cruda, come quando era in cantiere. Sotto il ventre della casa ci accoglie un tappeto traversante di beton steso sul verde, elemento atettonico sul quale si appoggia da un lato lo spazio pranzo esterno coperto, come nelle pergole tradizionali, e sotto al quale, dall’altro lato, si scava per ospitare una piccola piscina. I materiali (in particolare il disegno di piastrelle bianche lucide-opache che ricordano gli azulejos) e il loro carattere ludico- sensuale che ravviva felicemente l’astrazione minimalista, come pure il tema di una casa che vive in ugual misura del suo esterno che del suo interno evocano qualche eco sudamericano, di un mondo poetico, sospeso tra utopia e realtà

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