Come un chiodo

Osservando dalla finestra

Luca Pessina

Incontro Ira Piattini nel suo ufficio a Lamone, poco meno di 10 km a nord di Lugano. Le ampie finestre a banda offrono un punto di osservazione privilegiato della situazione nella quale si colloca l’edificio amministrativo del Credit Suisse, che si trova poco più di 100 metri davanti a noi. Da questo punto è possibile una lettura generale e immediata del contesto in cui si inserisce l’intervento, da qui si percepiscono in modo chiaro gli elementi fondanti che hanno portato alla soluzione progettuale.

I binari del treno scorrono paralleli alle lunghe finestre degli spazi dello studio Meyer Piattini. Qui sotto si trova una fermata della rete ferroviaria regionale, che, in attesa dell’apertura del portale sud della galleria di base del Monte Ceneri, condivide i binari con l’asse della rete Alptransit. In prossimità della fermata si trova la rotonda stradale, alla quale, citando le parole di Ira Piattini, si affranca come un chiodo lo stabile Credit Suisse. Qui si snoda il traffico verso Lugano e, scavalcando l’autostrada attraverso un viadotto, si accede all’area amministrativa e industriale della valle del Vedeggio, dove ogni giorno importanti carichi di traffico paralizzano l’intera zona.

Questi elementi viari corrono e si comprimono lungo la stretta valle del Vedeggio. Le montagne che cingono la valle rappresentano un elemento maestoso, ai piedi delle quali si scorge ancora la tipica struttura originale dei nuclei. Quello che riempie gli interstizi, è un confuso e disomogeneo tessuto costruito, composto dalle più svariate funzioni, di scala e dimensioni diverse. Qui si sovrappongono senza una trama autoconcessionari, stabili industriali, edifici artigianali, case unifamiliari, palazzine e stabili amministrativi, in una successione variopinta e disordinata che si stende da Lugano fino alle pendici del Monte Ceneri. Un tessuto non consolidato e perennemente provvisorio, nel quale risulta difficile trovare punti di riferimento ai quali affrancarsi. L’assenza di identità spaziale e costruttiva del contesto, ha spinto gli autori a sollevare lo sguardo, instaurando un rapporto con la dimensione territoriale ad ampia scala.

Un monolite astratto

Nel 2011, quando viene bandito il concorso ad invito per la costruzione della sede della banca Credit Suisse per la regione del medio-alto Vedeggio, lo studio Meyer Piattini non abitava ancora gli spazi attuali a Lamone. La nuova sede doveva essere realizzata in sostituzione del precedente stabile della banca: il progetto ha comportato la totale demolizione della parte fuori terra, mentre il piano interrato, dove era posto il caveau (che doveva essere preferibilmente mantenuto) è stato conservato, riprendendone la forma al piano terra e definendo l’impronta di partenza del progetto. L’elevazione dei tre piani superiori si piega in un esagono allungato perpendicolare alla valle, conferendo dinamicità e verticalità ad un volume che, indipendentemente delle sue dimensioni, riesce ad ergersi come un perno, regolando attorno a sé i flussi del traffico e mettendosi allo stesso tempo in relazione con il suo contesto più ampio.

La volontà scultorea dell’edificio viene perseguita coerentemente nella materializzazione esterna. Il materiale monolitico del beton faccia a vista è ulteriormente rafforzato dall’orditura orizzontale delle tavole del cassero, che vanno a mascherare i giunti di costruzione. La parte portante della costruzione si limita alla griglia della facciata in calcestruzzo ed al nucleo centrale, che si ripete su tutti i piani e dove sono ubicati i servizi, la tecnica e la distribuzione tecnica verticale. I piani superiori poggiano mediante delle palificazioni sul piano interrato ereditato dal precedente edificio, da cui sono strutturalmente separati. Lo spazio attorno al nucleo varia di profondità e orientamento, seguendo l’andamento esagonale delle facciate e dove l’assenza di elementi strutturali fra facciata e nucleo permette di trasformare in modo flessibile gli spazi di lavoro.

I fronti si distendono in uno sviluppo continuo: le grandi e luminose finestre, tutte uguali con l’eccezione di una sensibile variazione geometrica nello zoccolo, formano una matrice astratta. Aspetto che vuole essere rafforzato nella vista dall’esterno verso gli spazi interni, mitigati dalla pellicola semitrasparente che bipartisce orizzontalmente le vetrate. L’espressione monolitica esterna trova tuttavia minore corrispondenza negli spazi interni, dove gli abbondanti rivestimenti in gesso, vetro e metallo laccato (in parte dovuti alla tecnica) vanno un pò ad indebolire il carattere materico che si percepisce dall’esterno. La disposizione degli spazi segue l’organizzazione amministrativa classica, con l’eccezione delle zone aperte al pubblico poste al piano terra, che approfittano dell’intersezione fra la geometria del piano terra e dell’elevazione che rompe puntualmente la trama regolare delle aperture, rendendo riconoscibile con un aggetto l’entrata dei visitatori ubicata sul lato sud-ovest del sedime, sul lato della strada opposto alla rotonda (l’accesso privato ai piani superiori si trova sul lato posteriore).

Con questo i progettisti hanno cercato di sfruttare al massimo il programma a disposizione al fine di segnalare a livello stradale la funzione pubblica dell’edificio. L’edificio, oltre a relazionarsi con il traffico stradale che vi scorre accanto, si pone in rapporto con i flussi di passaggio della rete autostradale e con il transito ferroviario, caratterizzato in modo particolare dall’adiacente fermata TILO. L’intervento si pone quindi in modo differenziato rispetto alla fitta trama infrastrutturale che vi si snoda attorno su più livelli, segnalando la sua presenza quale elemento ordinatore nel territorio.

Un nuovo inizio?

Il contesto della stretta valle del Vedeggio rappresenta una situazione ormai caratteristica del paesaggio costruito ticinese. Un territorio caratterizzato da solenni elementi paesaggistici quali laghi e montagne, tra i quali si schiacciano le imponenti opere infrastrutturali. Negli spazi residui, ad una scala più ridotta, vige una situazione frastagliata e non strutturata. Su tutto il territorio ticinese, fatta eccezione per alcuni rari episodi nei centri storici, raramente si rintracciano momenti di scala urbana, in termini spaziali e funzionali. Di fronte ad un costruire spontaneo spregiudicato, i mezzi offerti dalla pianificazione, e, di conseguenza -in senso più ampio- dalla politica, non riescono (o non vogliono) contrapporsi in modo incisivo e proporzionale, vanificando il potenziale intrinseco in questa foga edilizia.

In un contesto dominato da un costruire spericolatamente fuori controllo, le occasioni per costruire buona architettura sono rare e solo con difficoltà riescono a contrastare l’entropia edilizia. In questo caso, grazie alla volontà di architetti e promotori, un edificio di connotazione semi-pubblica come una banca si fa monumento. Come una lanterna esso riesce a segnalare questo incrocio ed a proporsi quale punto di riferimento verso il contesto circostante. Un gesto composto, che vuole neutralizzare la cacofonia circostante e che rappresenta, allo stesso tempo, un momento di resistenza e un gesto di speranza; gettando un primo seme verso quello che potrebbe diventare un momento di aspirazione urbana. Osservo ancora dalla finestra il crocevia fuori dall’ufficio Meyer Piattini, e provo ad immaginare quello che potrebbe esserne lo sviluppo. Si potrebbe immaginare che a questo primo momento potrebbero seguirne altri: con una fermata TILO che si carica di contenuti pubblici, con l’arrivo di nuovi commerci e nuovi impulsi. Un luogo che intervento dopo intervento si fa’ spazio urbano, sostituendo gradualmente questo primo strato di urbanizzazione spontanea e segnando quello che potrebbe essere un nuovo inizio.

Luca Pessina (1981). Architetto ETH Zurigo. Studio di architettura con sedi a Zurigo e Lugano. Principali opere attualmente in costruzione (entrambi in collaborazione con S. Tocchetti): Nuova centrale cantonale di allarme per la polizia cantonale e le guardie di confine a Bellinzona e Nuovo Campus universitario USI/SUPSI a Lugano-Viganello.

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